Un viaggio nello Jiangsu Suning: com’è allenare nella Super League cinese?

Domenico Giordano lavora in quella che in qualche modo potrebbe essere considerata la sorella cinese dell’Inter, lo Jiangsu Suning, acquistata dagli stessi proprietari della società milanese nel dicembre del 2015.
Il trentatreenne milanese ci racconta questo inedito viaggio che parte dal settore giovanile del club professionistico cinese, fino ad affiancare il tecnico della prima squadra Cosmin Olăroiu nella preparazione atletica, durante la pre-season, confrontandosi quotidianamente con atleti del calibro di Miranda, Eder ed Alex Teixeira.

Domenico, ci racconti il percorso che ti ha portato a lavorare in Cina?

Ho iniziato a collaborare con l’Inter nel 2014 dove per quattro anni ho seguito il recupero degli infortunati nel settore giovanile, con Roberto Niccolai come responsabile e vivendo tra l’altro il passaggio di società tra Thoir ed il gruppo Suning. Con l’arrivo di Massara nel 2016, ora al Milan, si è iniziato un percorso di formazione ai tecnici dello Jangsu Suning, la società di Chinese Super League di proprietà del gruppo Suning.
Nel 2018 è arrivata la svolta: in Cina serviva una figura che lavorasse come preparatore atletico nel settore giovanile e la società ha pensato a me per ricoprire questo ruolo. Così nel marzo del 2018 mi sono trasferito a Nanchino, lavorando come preparatore atletico dell’ U19 ed occupandomi dell’area atletica del settore giovanile.

Quale è stato il tuo percorso nel club cinese?

Il primo anno seguivo appunto la preparazione atletico-coordinativa delle squadre dall’U12 all’U19. Con la Primavera è arrivata subito una soddisfazione in quanto con mister Giovanni Barbugian siamo riusciti a vincere la Coppa Nazionale di categoria. L’anno successivo Barbugian è stato promosso in squadra riserve, ed io con lui. Quest’anno per il momento sto seguendo in pre-season la parte atletica della prima squadra.

Com’ è organizzato il campionato riserve?

Il Campionato Riserve, chiamato anche U-23 è una formula parecchio interessante, e riesce ad essere un anello di congiunzione efficace tra il settore giovanile e la prima squadra.
Il calendario è uguale a quello della prima squadra e si gioca il giorno successivo.
Serve una grande collaborazione tra gli staff in quanto può capitare che qualche giocatore scenda in U-23 il giorno dopo perché non ha trovato spazio in prima squadra, oppure ti ritrovi che 4-5 giocatori su 11 titolari si sono allenati con la squadra che gioca in China Super League. L’anno scorso inoltre è capitato che siano scesi giocatori di altissimo livello in quanto squalificati o per riprendere da infortuni, è stato il caso di Paletta e Ramirez ad esempio. È ovvio che possono esserci delle difficoltà di gestione ma è anche un mezzo per poter dar spazio a quei giovani in un campionato più vicino “agli adulti” rispetto alla Primavera.

Raccontaci un po’ dell’organizzazione del settore giovanile…

Premettiamo che da quando si è insediato Suning alla guida della società si è iniziato un percorso di rinnovamento importante del settore giovanile. Un percorso che comunque richiederà qualche anno per poter mostrare i primi frutti. Riuscire a lavorare in una certa maniera, sulla falsariga di quello che viene proposto in Europa, in un contesto come quello cinese è un’impresa non da poco. In ogni caso nell’academy abbiamo una squadra per annata, dagli U12 agli U-19, con staff snelli composti da due allenatori ed un medico. I ragazzi che giocano nelle nostre squadre vanno tutti nella stessa scuola al mattino, mentre il pomeriggio si svolgono le sedute su due campi. Dopo gli allenamenti i ragazzi stanno tutti nello stesso convitto.

Com’è organizzato lo scouting?

Le segnalazioni arrivano principalmente da nostri contatti sul territorio e da allenatori che segnalano certi ragazzi. Fino all’U-17 i ragazzi provengono tutti dalla regione, lo Jiangsu. Svolgiamo un paio di provini all’anno di due giorni ognuno: per valutare i giocatori vengono proposti test tecnici, atletici e partitelle.
Un elemento da considerare quando si analizza il giovane cinese in chiave professionistica è quello della strutturazione della società cinese, dove i giovani subiscono fortissime pressioni in ambito scolastico. In tal senso talvolta le famiglie preferiscono che i propri figli continuino a studiare nelle scuole diciamo convenzionali, oppure se li mandano nei club professionistici sottopongono i giovani a forti pressioni per tentare la scalata al professionismo.

Che tipo di lavoro avete impostato dal punto di vista tecnico-tattico?

Inizialmente abbiamo osservato. Il primo periodo è stato per forza di cose di osservazione: non puoi pensare di portare una certa idea, filosofia o comunque metodologia senza tenere in considerazione il contesto in cui ti trovi. La difficoltà più grande per i giocatori cinesi rispecchia le caratteristiche sociali del paese: grande capacità di ripetere stimoli codificati ma poca abitudine ad intraprendere azioni creative per risolvere problemi. Abbiamo cercato quindi di partire da una confort zone di esercizi tecnico-tattici da ripetere, per poi inserire delle varianti. Cerchiamo di farli giocare tanto e di proporre delle esercitazioni che possano sviluppare le capacità decisionali dei ragazzi. Occorre essere flessibili: certe cose che possono essere automatiche per noi europei non lo sono per i ragazzi. Su alcune cose occorre anche talvolta chiudere un occhio, consapevoli che il percorso che abbiamo intrapreso è lungo e non scontato.

Passiamo alla tua esperienza in Prima Squadra…

Un’esperienza bellissima ed altamente formativa. Passare dal settore giovanile alla Prima squadra di un club professionistico è un altro mondo. È bello rendersi conto dei feedback di giocatori del calibro di Miranda o Eder sui lavori che proponi.
I giocatori professionisti cinesi hanno invece una cultura differente, come ad esempio l’alimentazione che è completamente diversa da quello cui siamo abituati. Tuttavia il modo di approcciare alle gare, e le abitudini sono comunque simili: si tratta pur sempre di atleti di alto livello.

Com’è organizzata la settimana tipo da un punto di vista atletico?

Con la prima squadra proponiamo una metodologia di lavoro molto simile a quella che potremmo definire tipicamente europea.
Ecco che se ad esempio la gara è la domenica, concediamo il lunedì di riposo. La ripresa è fissata per il martedì pomeriggio: chi non ha giocato la gara fa un lavoro soprattutto di small side games con il mister, mentre chi ha giocato svolgerà un lavoro aerobico a bassa intensità in campo, dopo un’attivazione in palestra. Possono essere anche proposti dei lavori in piscina per favorire il recupero.
Al mercoledì svolgiamo un lavoro di prevenzione in palestra e poi un lavoro di forza.
Al giovedì la squadra è soprattutto con il mister, io mi limito eventualmente a proporre degli esercizi a livello coordinativo.
Avvicinandoci alla gara diventano importanti anche i feedback che abbiamo dai giocatori, osserviamo come sta la squadra ed il training load dei ragazzi. In base a queste valutazioni possiamo proporre al venerdì dei cambi di direzione, comunque con un volume contenuto.
Il sabato introduciamo dei lavori di velocità ed agility.

Come sono le strutture del club?

A livello logistico e di spazi la società è veramente di altissimo livello. Da qualche anno è stato inaugurato il nuovo centro sportivo che farebbe gola a tantissimi club professionistici italiani.
La Prima squadra e l’U-23 si allenano nella stessa location, composta da 4 campi ad 11, uno a 7, 2 gabbie per il 3v3, oltre a piscina, sauna, vasche ed uffici.

Cosa ti stai portando a casa da questa esperienza con la Prima Squadra?

È chiaramente tutto un altro mondo rispetto al settore giovanile. Avere a che fare con giocatori adulti ed evoluti è formativo ed interessante. Cambia soprattutto la comunicazione nei confronti degli atleti ed il modo con cui ti relazioni ad essi. Tuttavia ciò che percepisco è che i ragazzi mi seguono, sono disponibili. Inoltre un piccolo segreto: ho imparato qualche parola in cinese, soprattutto da campo e devo dire che i giocatori apprezzano questo mio tentativo di avvicinarmi alla loro cultura o perlomeno alla loro lingua.

Come ti stai trovando in Cina?

Questa ormai è la mia terza stagione qui e devo dire che mi trovo bene. Chiaro che vivere qui presuppone un cambiamento importante, occorre adattarsi alla cultura, capendo che hai a che fare con una filosofia diversa. Casa è casa, ma devo dire che l’impatto è stato positivo. Oltre ad essermi fatto il mio giro di amicizie, ho anche la possibilità di visitare città affascinanti e di rara bellezza in tutto il paese. Per quanto riguarda la lingua sul campo ho un traduttore italiano-cinese, mentre nella vita di tutti i giorni utilizzo l’inglese o qualche parola di cinese.

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