Il sushi, i samurai, Tokyo, il Monte Fuji, i fiori di loto…e per noi appassionati di calcio…Holly e Benji.
Quando si parla di Giappone sono diverse le immagini che evoca il paese del Sol Levante in ognuno di noi.
Se sei un appassionato di calcio è naturale collegare il paese ad un grande amore per questo gioco, vissuto con entusiasmo, dedizione, sacrificio e gioia dai giocatori del paese asiatico.
Siamo riusciti a contattare il responsabile dell’Inter Academy di Tokyo, Alessandro Zanato, di Preganziol (Treviso) che dal 2016 è nella capitale giapponese come responsabile dell’academy. Ne esce un’analisi affascinante sul calcio giovanile in Giappone e su come sono strutturate leghe, campionati e coppe giovanili.

Alessandro, partiamo dal tuo percorso come dirigente. Quali sono stati gli step che ti hanno portato a lavorare a Tokyo nell’academy dell’Inter?
Dal 2012 sono stato 4 anni responsabile del centro formazione Inter della Liventina (storica società veneta riconosciuta per l’altissima qualità nel lavorare coi giovani ndr). Durante la stagione 2014/15 l’Inter dava la possibilità a qualche tecnico che lavorava per le società affiliate di partecipare ad un Master di settore giovanile a Milano, della durata di 12 week-end. Al termine del percorso vennero selezionate tre figure a cui si diede la possibilità di partecipare al ritiro estivo con le squadre del settore giovanile nerazzurro.
L’Inter a quel tempo stava iniziando un percorso importante di ampliamento delle proprie academy internazionali e da lì a qualche mese mi proposero di partecipare ad uno stage di formazione per tecnici locali in Giappone, dove rimasi per tre settimane nel novembre dello stesso anno.
Tornato da quella esperienza venni contattato dopo qualche settimana da Marco Monti, responsabile per le academy nerazzurre che mi chiese la disponibilità a trasferirmi definitivamente a Tokyo per lavorare come responsabile, occupandomi della parte tecnica, gestionale e di formazione del progetto.
Com’è organizzata l’academy?
L’academy nasce nel 2012, e fino al 2017 era organizzata solo come una Soccer School: ogni ragazzino dai 4 ai 12 anni poteva svolgere lezioni di calcio da noi, spesso come allenamento integrativo rispetto a quello che già svolgeva con la propria squadra. Dal 2017 abbiamo iniziato a lavorare nella costruzione di un vero e proprio settore giovanile nella nostra struttura, con riconoscimento a livello federale. In questo senso dagli U10 agli U15 abbiamo degli Elitè Team con ragazzini selezionati che partecipano ai campionati federali.

Come sono organizzati i campionati di settore giovanile in Giappone?
Qui vi sono 3 categorie di riferimento, che diciamo, fanno classifica: U12-U15-U18.
In questi campionati di riferimento vi sono 5 livelli o categorie, ed ogni stagione in base ai risultati raggiunti dalle squadre, vi sono promozioni e retrocessioni, di cui ne godranno l’annata successiva.
Questo significa che paradossalmente anche una società che milita con la prima squadra nei professionisti, potrebbe, se lavora male nel settore giovanile, scivolare nei livelli più bassi, con le proprie formazioni che giocano in campionati con team locali e provinciali.
Se volessimo paragonare il tutto con l’organizzazione italiana dei campionati potremmo pensare ai nostri U15 e U17 che sono organizzati in Provinciali, Regionali, Elitè, Nazionali Serie C e Nazionali A/B. Come riferimento, in proporzione, il livello potrebbe essere questo, ma con possibilità di passare liberamente da una categoria all’altra nel corso delle stagioni.
Oltre ai campionati vi sono le coppe, immaginiamoci la Coppa Italia per le prime squadre. Sono appunto tornei federali che coinvolgono i settori giovanili che, con un tabellone di tipo tennistico, mettono in competizione fra di loro i diversi team.
Sembra esserci una grande competizione anche nei settori giovanili. Scusami ma tutto ciò mi fa emergere ricordi legati al mitico Holly e Benji…
(Ride…) in effetti le coppe sono affascinanti e stimolanti. Noi ad esempio abbiamo un gruppo di U12 veramente buono che quest’anno in coppa è arrivato fino alla final four territoriale (tra 820 squadre partecipanti), con Tokyo Verdi, Serie B giapponese, e due squadre del Mitsubishi Yowa.
In queste competizioni si affrontano squadre di club, scuole ed academy come la nostra.
Le annate che non rientrano in quelle di riferimento per le promozioni, svolgono comunque campionati che potremmo definire senza classifica, tornei e raggruppamenti.
Fino agli U12 tutti giocano 8v8, mentre dagli U13 si passa direttamente all’11vs11.

Come è organizzato il vostro settore giovanile?
Come accennato, l’academy è strutturata in due filoni principali: la Soccer School e l’Elitè Team.
La prima offre a tutti la possibilità di svolgere allenamenti accomunati dalla metodologia e filosofia Inter. L’obiettivo è offrire una seduta ludico-motoria ai ragazzi, come allenamento supplementare a quello che svolgono con le squadre dove sono tesserati.
Nell’ Elitè Team abbiamo invece delle squadre dove facciamo selezione, ed attualmente siamo impegnati con U15 e U12-11-10. Le rose sono composte da 18-20 giocatori per il team che gioca ad 11, mentre dagli U12 in giù normalmente abbiamo 16 ragazzini per squadra.

Come svolgete le selezioni?
Considera che qui la stagione inizia i primi di aprile per concludersi a fine marzo dell’anno successivo, durando quasi un intero anno solare. Vi sono due finestre di scouting durante la stagione. Durante la pre-stagione ed a settembre organizziamo delle selezioni aperte a tutti dove possiamo valutare i ragazzini.
Come lavorate in Inter Academy Tokyo?
Una costante che emerge dalla metodologia di allenamento giapponese è una continua ricerca del metodo analitico, con situazioni altamente codificate. Palleggi, passaggi, ripetizione sono i capisaldi della metodologia di lavoro locale.
E questo si ripercuote sui ragazzini che posso dire sono tecnicamente mediamente molto bravi. Il problema è che fanno fatica a portare questo metodo in situazione. Ecco che il nostro lavoro è soprattutto quello di creare situazioni allenanti di tipo situazionale.
Fondendo questa identità tipicamente giapponese con il know-how Inter , negli anni siamo riusciti a creare un percorso che ci sta dando dei risultati veramente apprezzabili a livello di qualità delle nostre squadre.

Fuori dal campo come ti trovi?
In Giappone la qualità della vita è alta. La sicurezza è incredibile. Puoi tranquillamente lasciare la porta di casa aperta o la bicicletta in giardino e sai che non succederà niente. Non percepisci il pericolo, il rischio o la delinquenza. Il cibo è ottimo. Si vive bene.
La cosa negativa? I giapponesi sono altamente, fin troppo schematici. Pianificano tutto. Lavorano tanto con schemi mentali ripetuti alla perfezione. Il senso della convivialità che abbiamo in Italia in tal senso è impagabile, ma ripeto, qui si vive molto bene.
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