I metodi per crearsi delle opportunità lavorative all’estero nel calcio

È questa la chiave da cui partire per scoprire ed analizzare l’affascinante storia di Giuseppe Cristaldi, 33 enne di Foggia che dal 2012 lavora all’estero per club ed academy.

Attualmente allena nella Serie B maltese, dopo aver lavorato per 5 anni nel Nord-America in Canada ed USA.

Laureato in Scienze manageriali dello sport, con una tesi su Josè Mourinho, abbiamo contattato Giuseppe per farci raccontare le sue esperienze nel mondo del calcio a livello internazionale.

Giuseppe, che tipo di approccio hai avuto col calcio?

Oltre alla forte passione che accomuna tutti noi che svolgiamo questo lavoro, mi ha sempre affascinato l’aspetto storico e statistico del calcio. Fin da ragazzo ho coltivato un forte interesse per nomi, squadre, numeri che mi hanno incuriosito nel cercare di approcciare al gioco con un atteggiamento…diciamo… di tipo manageriale e gestionale.

Management, scouting, selezione…sono aspetti che ho sempre cercato di approfondire, insieme, ovviamente all’aspetto tecnico. Tutto ciò mi ha portato a compiere un preciso percorso di studi.

Quali sono stati i tuoi primi incarichi dopo la laurea?

Inizialmente ho collaborato con il settore giovanile dell’Ascoli ed il Milan Women occupandomi soprattutto di scouting.

Ai tempi ebbi poi la possibilità di entrare in contatto con l’Empoli, intervenendo ad una serata di formazione spiegando il mio approccio nella selezione e nello scouting.

Dopo quella serata iniziai a collaborare con la società toscana in maniera più continuativa, arrivando ad avere l’opportunità di lavorare negli USA in academy legate all’Empoli.

Da qui inizia il tuo personale viaggio che ti porta ad allenare nel Nord-America...

Nel 2012 sono a Seattle dove lavoro per 9 mesi in un’academy locale. In seguito l’Empoli mi manda in Canada dove rimarrò per quattro anni in tutto: un’anno come responsabile per le academy nord-americane per l’Empoli, ed i restanti tre lavorando per un club canadese.

Dopo l’esperienza americana come si evolve il tuo percorso calcistico?

Era il 2016 e dopo il mio quarto anno in Canada sentivo che era arrivato il momento di ricercare nuove motivazioni, sentivo l’esigenza di cambiare. Ho iniziato a darmi da fare alla ricerca di nuove possibilità e mi si sono aperte due opzioni: in Thailandia ed a Malta, come allenatore per la Primavera dello Sliema, club di Serie A maltese. Scelsi quest’ultima opzione.

Dopo un anno nel club passai al Gzira come vice allenatore della prima squadra e responsabile del settore giovanile. Attualmente alleno la prima squadra al Msida FC: club di Serie B maltese.

Oltre alle conoscenze tecnico/tattiche che porti sul campo sembri avere una grandissima capacità di aprirti le porte giuste. Hai qualche consiglio da dare ai lettori di Viaggio Calcistico in tal senso?

Te lo giuro. Non ho nessuna conoscenza particolare che mi ha spalancato le porte in passato, in nessuna delle mie esperienze.  Non sono nemmeno mai stato un giocatore professionista. Ogni contatto, ogni opportunità è un qualcosa che mi sono creato da solo, andando a toccare probabilmente i tasti giusti del mio interlocutore.

Approfondiamo questo aspetto, tanti dei nostri lettori ci chiedono consigli su come ottenere degli incarichi all’estero.

Innanzitutto mi domando. Cosa voglio fare? Dove voglio andare? Che situazione mi affascinerebbe? Nel momento che ho chiara dentro di me questa risposta, inizio a fare delle ricerche in una determinata zona specifica. Internet, social media, ricerche sui club locali. Da lì cerco di approfondire dei contatti cercando di capire che tipo di bisogni ed opportunità potrebbero avere le realtà di quella zona, capendo come entrare in contatto con loro. Lo step finale, ma probabilmente il più importante diventa il primo approccio. Di solito nella mail di presentazione racconto chi sono, cosa potrei portare alla loro realtà, cercando di invogliarli ad approfondire chi c’è dietro quella mail: una persona che potrebbe fare al caso loro.

Trovo invece inutilmente dispendioso inviare decine di mail standard in maniera randomizzata a diverse società di una zona. Meglio concentrarsi su pochi contatti, personalizzando le comunicazioni in base al tipo di realtà con cui vogliamo relazionarci.

Come mai l’estero?

In Italia so bene come funziona. Diciamocelo chiaramente. Da noi è il contatto che alla fine fa la differenza, soprattutto se non hai una carriera importante da calciatore alle spalle. Se non hai contatti fai fatica. Puoi arrivare, ma lo fai tardi, la tua carriera è più lenta. All’estero in questo senso c’è molta più meritocrazia. Se vali puoi crescere più velocemente. Conta maggiormente come sei e non chi conosci.

Oltre a questo vivere all’estero permette di aprire la mente, con esperienze che ti arricchiscono fortemente sia da un punto di vista tecnico che umano.

Com’è organizzato il club per cui alleni?

Qui a Malta ci alleniamo 5 volte a settimana più la partita. Normalmente le sedute sono programmate dopo le cinque del pomeriggio, in quanto anche in Serie B il calcio è semi-professionistico e durante il giorno la maggior parte dei giocatori lavora. Lo staff tecnico con cui collaboro è locale, mentre il mio vice è di nazionalità greca.

Nei diversi club i presidenti non possono prendere decisioni autonomamente, bensì le società sono organizzate in comitati che si riuniscono e confrontano per prendere le principali decisioni tramite votazioni.

A livello di strutture vi è una curiosità. Qui non esiste il concetto di giocare in casa o in trasferta, se non da un punto di vista puramente formale. In tutta l’isola sono 8-9 gli impianti omologati per le gare e di conseguenza i club a rotazione giocano in questi stadi. Il seguito del pubblico è invece relativo ed i tifosi seguono principalmente i campionati continentali: Serie A e Premier League su tutti.

Com’è il livello dei ragazzi che alleni?

I ragazzi sono generalmente disponibili. Tuttavia è importante riuscire ad adattarsi alla loro mentalità: rispetto al continente la professionalità è talvolta inferiore. A volte vivendo su un isola ci si rende conto che il tempo scorre più lentamente, con le persone che vivono maggiormente alla giornata. Questo modo di vivere si riperquote inesorabilmente sulla società e di conseguenza nel calcio. Occorre quindi essere flessibili per evitare l’effetto opposto di rigetto. Il lavoro mentale e psicologico diventa quindi fondamentale. Quando si allena all’estero diventa fondamentale aprire la mente adattando la propria filosofia ed idea di calcio al contesto locale.

Com’è stato l’impatto con l’isola fuori dal campo?

A Malta si vive alla grande. Vi è un dinamico ambiente internazionale in cui è facilissimo comunicare in inglese ed anche l’italiano è compreso. Vi è un forte sviluppo con un tasso di disoccupazione bassissimo. Le condizioni meteo sono ottimali tutto l’anno e talvolta anche in febbraio posso uscire con una maglietta leggera.

Quali sono a questo punto i tuoi obiettivi futuri?

Per quanto riguarda il breve periodo tra maggio e giugno guiderò una selezione africana in un torneo internazionale. Per la prossima stagione sto invece valutando delle situazioni che potranno svilupparsi soprattutto nel Nord-America. In generale la mia filosofia è quella di migliorarsi costantemente. Quello dell’allenatore è un lavoro dove non sai cosa farai domani. Talvolta le opportunità possono nascere dal nulla e sta a noi farci trovare pronti, valutando se coglierle o meno al momento giusto.

L’allenatore nel dragone

Manuale per allenatori di calcio in Cina

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