Di Francesco Scolaro
Spesso, superati quei 34 km che gli inglesi chiamano patriotticamente “English Channel”, esiste qualcosa di intangibile che strega chi entra nel regno di Sua Maestà la Regina. Anche nel calcio, vuoi per l’atmosfera unica, vuoi perché le origini del “beautiful game” rimandano proprio a queste latitudini, ciò che accade oltremanica mantiene per gli appassionati uno status quasi inarrivabile.
Abbiamo raggiunto Federico Capuzzo, allenatore italiano trapiantato a Londra ormai da un lustro, per farci spiegare la sua esperienza e le possibilità offerte dal calcio giovanile inglese.

Federico, raccontaci un po’ di te: chi sei e come hai iniziato nel mondo del calcio?
Sono originario di Conselve, un paese in provincia di Padova. Fin da piccolo ho coltivato due passioni che mi hanno accompagnato per tutta la vita: la musica rock e il calcio. Ho praticato questo sport fin dalla giovane età, per poi smettere a 29 anni a causa di un infortunio.
A circa 30 anni mi sono trasferito con la mia ragazza in Australia, dove ho ripreso a giocare. Contemporaneamente ho iniziato ad allenare e di lì a poco ho appeso definitivamente gli scarpini al chiodo per passare a fare l’allenatore a tempo pieno.
Ora, invece, vivi a Londra…
Sì, sono arrivato 5 anni fa e mi sono mosso fin da subito per allenare anche qui. Allo stato attuale la mia attività di allenatore si divide fra l’Academy del Queens Park Rangers, società professionistica militante in Championship, e il business che ho avviato qui, l’FC Football Coaching.
Quest’ultima realtà consiste in una pre-academy che ha l’obiettivo di formare bambini dai 4 ai 12 anni con un programma per la crescita mentale (growth mindset) e tecnica (growth skills). Al momento io e i miei quattro collaboratori seguiamo circa 50 ragazzi.

Come è organizzato il tuo lavoro e cosa puoi dirci del tuo metodo di allenamento?
Con questi due impegni non ho nessun giorno “off” nella settimana: il lunedì, il mercoledì, il sabato e la domenica lavoro con il QPR, mentre il martedì, il giovedì e il venerdì li dedico a Football Coaching.
La mia filosofia di calcio, in generale, si basa su una difesa solida e contrattacchi rapidi. Per quanto riguarda il mio metodo, allenando ragazzini molto giovani, mi concentro soprattutto sulla tecnica e sulla “flessibilità mentale” dei giocatori: se un difensore sale, lui e i suoi compagni non devono pensare sia sbagliato a prescindere, piuttosto devono sapere come coprirlo. È molto importante, a mio avviso, infondere questa libertà nei ragazzi.
Come si struttura il calcio giovanile inglese?
In Inghilterra, solitamente, le Academy delle società iniziano dalla fascia U9, mentre prima i ragazzi possono allenarsi grazie alle “pre-academy”. Questo, comunque, varia a seconda della grandezza del club: quelli più ricchi e prestigiosi, come il Man Utd, possono selezionare già dagli U6.
In una società come il QPR, per la fascia d’età che seguo (U9-U11), si svolgono 3 allenamenti a settimana di 1h30 ciascuno e una o due partite nel weekend. Come in Italia non esiste un vero e proprio campionato: si organizzano perlopiù amichevoli con pari età di squadre professionistiche o con ragazzi di uno o due anni più grandi di club dilettantistici.
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Cosa puoi dirci per quanto riguarda i patentini da allenatore?
Per allenare in Inghilterra devi avere un livello “minimo” di preparazione riconosciuto dalla Football Association. Ci sono 5 livelli corrispondenti a quelli dei patentini UEFA e se un allenatore arriva dall’estero deve comunicare quale patentino ha e inviare il suo certificato alla federazione inglese.
La procedura burocratica via internet, poi, è abbastanza veloce: una volta forniti i documenti la FA riscontra la qualifica presentata con la federazione di provenienza e, se è tutto ok, procede alla conversione al livello corrispondente della FA.
Viceversa, i patentini possono essere conseguiti direttamente qui attraverso i corsi della FA.

Va detto, inoltre, che per allenare i ragazzi sotto i 18 anni è necessario essere “DBS checked“, ovvero ottenere un documento che attesta, dopo i controlli eseguiti dalle autorità, che la fedina penale è pulita e che non si sono avuti problemi con la giustizia per questioni come pedofilia, violenza, ecc.
Essere DBS checked significa essere in linea con i requisiti “giuridici” per poter allenare bambini e ragazzi.
Quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato rispetto all’Italia?
A livello sportivo noto sempre più spesso che la base di partenza dei ragazzini inglesi, dal punto di vista della coordinazione e dell’atletismo, è migliore. Questo deriva probabilmente dal fatto che la scuola ha un rapporto più stretto con lo sport rispetto all’Italia e i ragazzi praticano attività ogni giorno proprio in ambito scolastico.
Al dì là degli aspetti più tecnici ciò che continua a impressionarmi è la mentalità, la cultura sportiva: qui lo sport è inteso come un momento di aggregazione oltre il risultato, e ciò fa vivere più serenamente certe dinamiche rispetto al nostro Paese.
Infine una differenza importante è il metodo utilizzato nelle Academy: si lavora per far crescere il ragazzo seguendo un programma di crescita con obiettivi individuali, incentivando i ragazzi ad analizzare se stessi per conoscere in prima persona punti forti e punti deboli.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi piacerebbe molto poter continuare nei due ambiti che mi tengono occupato attualmente, perché sia dall’esperienza al QPR sia con Football Coaching sto imparando moltissimo.
Non nascondo che l’ambizione più grande, poi, è quella di esportare questo business creando una rete fra Gran Bretagna, Australia e Italia.
Che consigli daresti a chi vuole intraprendere un percorso da allenatore all’estero?
Per prima cosa di prepararsi bene con la lingua: anche se si lavora con bambini e ragazzi è fondamentale padroneggiare l’idioma per poter mantenere la situazione sotto controllo.
Il mio consiglio, poi, è quello di aprire la mente e di essere flessibili: le possibilità per lavorare ci sono, ma bisogna essere disposti a cogliere tutte le opportunità (senza scartare a prescindere opzioni molto richieste come i lavori all’interno delle scuole).
In valigia, infine, non possono mancare l’entusiasmo e la voglia di imparare in ogni contesto.

Se volete saperne di più su Federico e su FC Football Coaching vi consigliamo di visitare il sito dedicato (www.fcfootballcoaching.com) e di seguire i canali social ufficiali: Facebook (www.facebook.com/fcfootballcoaching), YouTube (www.youtube.com/channel/UCHs9_3fsyd485N_0kgLwwZQ), Instagram (www.instagram.com/fcfootballcoaching)
É uscito il mio libro:
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