Come trasformare un viaggio on the road, in una opportunità calcistica che cambia la vita?

A volte le cose belle accadono quando meno te le aspetti. Quando smettiamo di chiedere con insistenza qualcosa, forse lì riceviamo quello che nascondiamo nei nostri sogni più profondi.

Un’avventura, un’esperienza di vita nata quasi per caso. Per Valerio Filippi un viaggio “on the road” in Australia si trasforma in un’opportunità lavorativa da allenatore dei portieri in un club professionistico australiano. Come trasformare un viaggio zaino in spalla nell’ opportunità professionale che cambia la vita?

Valerio si racconta a VIAGGIO CALCISTICO.

Valerio, ci racconti il tuo percorso nel mondo del calcio?

Ho iniziato a giocare come portiere fin da piccolino nella Virtus Verona (la terza squadra di Verona impegnata attualmente nel campionato di Lega Pro). Ai tempi la prima squadra era ancora nei dilettanti, nell’Eccellenza veneta. Ho giocato fino ai 19 anni, ma poi aimè ero “bassino” per poter aspirare ad un percorso importante nel ruolo.

Ecco che il direttore sportivo Adriano Zuppini mi propone di rimanere nel mondo del calcio avvicinandomi al ruolo di preparatore dei portieri, affiancandomi al responsabile di allora: Massimo Costa. Inizialmente devo ammetterlo, ero scettico, ero anche molto giovane del resto. Poi però, complice anche il mio percorso di studi in Scienze Motorie il ruolo ha iniziato piano a piano a piacermi.

A Massimo in tal senso sarò sempre riconoscente: mi ha formato, mi ha supportato dandomi stima e fiducia. Inoltre mi chiese di assisterlo anche nelle giovanili del Chievo Verona, dove rimasi per tre anni. Infine nella stagione 2013/2014 tornai alla Virtus come preparatore principale per le annate Esordienti e Giovanissimi.

Poi però…

Poi però succede che decido di prendermi una pausa dal calcio. A 26 anni decido di fare un’esperienza di vita in Australia: volevo viaggiare ed imparare la lingua.

In Australia come si è riacceso il “fuoco” della tua passione per allenare?

Dopo 4 mesi dentro di me stava tornando la voglia di calcio, mi mancava come l’aria. Mi sono reso conto che volevo tornare nel posto che amo di più: il campo.

In quel momento un po’ sono andato alla ricerca di un’opportunità, un po’ è capitata.

Un amico, Andrea Pasquotto, preparatore dei portieri a Lugano, mi mette in contatto con Andrea Icardi, responsabile di Milan Academy a Sydney. Entriamo in contatto, mi propone di svolgere una seduta di valutazione e dopo 20 minuti di proposte tecniche arriva un feedback positivo: mi propone di collaborare con l’academy.

Quanto hai lavorato per Milan Academy?

Un anno. Dopo una stagione decido di tornare in Italia, di nuovo alla Virtus Verona, ma dopo un anno e mezzo la mia voglia di viaggiare torna a riemergere. È qui che prendo una decisione che cambierà la mia vita.

Con uno zaino in spalla decido di viaggiare per qualche mese. Da qui inizia un’esperienza “on the road” che mi porta a compiere prima il Cammino di Santiago e poi un viaggio nel Sud-Est asiatico.

Dopo aver viaggiato dalla Cambogia alla Malesia, dal Laos al Vietnam decido di tornare in Australia. Questa volta con l’obiettivo di lavorare a tempo pieno nel mondo del calcio.

Come sei riuscito ad entrare in un club professionistico australiano?

Un mio vecchio collega di Milan Academy che allenava gli Under 18 del Brisbane FC, club di National Premier League mi segnala che in società stavano cercando dei preparatori per i portieri. Prendo un volo per Brisbane dove svolgo tre giorni di prova: dopo questo test mi propongono un contratto vero e proprio. Da li inizia la mia avventura in questo club professionistico.

Com’è organizzato il calcio australiano?

Il massimo livello professionistico del campionato australiano è la A-League a cui partecipano 11 squadre. È a numero chiuso, senza retrocessioni, un po’ come la NBA americana per intenderci.

Il secondo livello è invece la National Premier League 1, organizzata su 8 confederazioni, con 10-12 squadre ognuna, regolata su base territoriale. Alla fine della regular season, le otto vincenti di ogni confederazione si affrontano in un play off finale. La vincente ottiene il titolo di National Premier League Champions. In ogni confederazione inoltre possono retrocedere una o due squadre nella NPL 2, sempre organizzata su base territoriale. Questa può sembrare agli occhi di noi europei una organizzazione complessa e dispersiva, ma considerate che l’Australia è grande quanto l’Europa e far incrociare costantemente tra di loro club localizzati da una parte all’altra dello stato sarebbe una problematica logistica non indifferente.

La stagione dura da gennaio ad ottobre.

Di cosa ti occupavi al Brisbane? Com’ era organizzata la tua giornata tipo?

Oltre ad allenare i portieri delle giovanili venivo impiegato nella goalkeeper academy: un progetto che prevedeva la formazione anche di ragazzi esterni alla società e militanti in società affiliate.

Svolgevo inoltre delle lezioni private one to one, oltre a delle collaborazioni con alcune scuole nella zona.

Normalmente al mattino ero impegnato nel lavoro di ufficio: organizzazione delle sedute e riunioni tecniche, mentre al pomeriggio ero sul campo ad allenare. Un progetto a 360° che mi coinvolgeva totalmente.

Come era organizzata l’attività sportiva?

I ragazzi svolgevano solitamente tre allenamenti settimanali con la squadra. Oltre agli allenamenti col club i giovani numeri 1 si allenavano con le scuole con le quali avevamo una partnership, con sedute addirittura alle 6:30 del mattino, prima delle lezioni scolastiche. In aggiunta a questo, capitava che svolgessero delle lezioni aggiuntive private. L’offerta formativa era quindi ampia, con un binomio sport-scuola importante. Le strutture erano incredibili, con campi in erba naturale spettacolari.

Il livello medio australiano chiaramente è inferiore a quello europeo, ma le potenzialità, l’organizzazione, la voglia di essere professionali e gli investimenti sono importanti.

Come era la tua vita fuori dal campo?

In Australia sono stato benissimo, con una qualità della vita altissima. L’atmosfera e le persone sono generalmente rilassate, e nei miei confronti ho sempre percepito accoglienza, rispetto e disponibilità. Anche per quanto riguarda la lingua: colleghi, ragazzi e conoscenti si sono sempre dimostrati pazienti e comprensivi. Inoltre l’allenatore italiano ed in generale europeo viene visto con curiosità e stima. È stata un’esperienza incredibile, con la possibilità di vivere della mia passione.

Valerio, poi nel 2018 la decisione di tornare. Perché?

Inizialmente vi è stato un intoppo burocratico, nel senso, per poter prolungare il mio visto lavorativo australiano vi era la necessità di avere dei riconoscimenti UEFA: patentino di base e preparatore portieri. Una volta tornato in Italia per conseguire tali riconoscimenti mi si sono aperte delle possibilità qui.

In Australia stavo bene, potevo vivere completamente di calcio, ma dentro di me sentivo la voglia di tornare in un contesto italiano: avevo voglia di Europa.

Di cosa ti occupi attualmente?

Mi occupo della preparazione dei portieri per il Chievo Woman in Seie B femminile dove seguo prima squadra e settore giovanile. Ho la fortuna inoltre di seguire talvolta sul campo Lorenzo Squizzi in prima squadra maschile, con un impatto formativo personale fortissimo.

Inoltre insieme ad Alberto Paleari, portiere del Cittadella abbiamo creato un canale you-tube dove forniamo tutorial per i portieri (“wanna be a pro” ndr).

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

In questo mondo secondo me è giusto porsi degli obiettivi importanti, coltivando giorno dopo giorno i sogni che ognuno ha nel cassetto. Sono consapevole che è un percorso difficile ma il mio desiderio sarebbe quello di poter vivere solo di calcio, cercando di farlo al più alto livello possibile.

É uscito il mio libro “L’allenatore nel dragone”

Dedicato ai viaggiatori, agli allenatori, ai curiosi: come si allena e si vive in Cina?

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