Nell’academy del Real Madrid Foundation Football School di Singapore, tra i mister spagnoli della casablanca lavora anche un italiano: Davide Sacramati trentacinquenne di Brescia, arrivato nella città/stato del paese asiatico nel 2014.

Davide, raccontaci la tua storia nel mondo del calcio…
Sono originario di Sirmione, nel bresciano. Sono laureato in Scienze motorie ed in Italia ho allenato per 8 anni, dai Pulcini agli Allievi Regionali, prima nella squadra del mio paese, l’US Rovizza e poi alla Pro-Desenzano. Nel frattempo ho completato corsi ed aggiornamenti, conseguendo prima il corso CONI-FIGC e poi il patentino UEFA B.
Come è arrivata la possibilità di lavorare a Singapore come allenatore professionista?
Era il 2014. Un mio collega ed amico, Mattia Lorini, aveva dei contatti con il Milan Academy. La società rossonera stava cercando degli allenatori italiani da inviare nel paese asiatico per lavorare con i ragazzi del luogo. Appena ho saputo dell’opportunità non mi sono tirato indietro, provando a candidarmi per il ruolo. È andata bene ed insieme al mio collega siamo partiti per questa avventura.
Inizialmente hai lavorato con Milan Academy…
Esatto. Il primo impatto è stato grazie al club rossonero. Io e Mattia ci siamo uniti al direttore tecnico ed allo staff locale, seguiti la stagione successiva da un preparatore dei portieri. Dopo 3 stagioni tuttavia la società non ha rinnovato il contratto con la realtà locale, chiudendo di fatto la scuola calcio.
Ho deciso tuttavia di rimanere nel paese, sia per una questione di opportunità che sentimentale, in quanto conobbi nel frattempo la mia attuale compagna, una ragazza indonesiana.
A Singapore in tal senso vi erano diverse opportunità. La stagione successiva lavorai per “Sport4Kids”, un’organizzazione internazionale che fornisce servizi multisportivi per bambini dai tre ai cinque anni. Io seguivo la parte calcistica, lavorando nelle scuole, in camp ed offrendo attività di psicomotricità.

Poi come sei entrato in contatto con l’academy del Real Madrid Foundation Football School?
Con i tecnici e i dirigenti del club spagnolo ci si incontrava spesso in tornei e gare della zona. Con l’academy lavoravano già da qualche anno a Singapore. Piano a piano, conoscendoci ed apprezzandoci reciprocamente, quando si è aperta una posizione nella loro realtà mi hanno contattato per allenare da loro. Questa è la seconda stagione in cui alleno per il club spagnolo. Il primo anno seguivo una squadra di Esordienti ed una di Pulcini. Quest’anno invece sono responsabile di 2 squadre Pulcini ed una di Giovanissimi.
Come è organizzata l’academy di Singapore?
La percezione che ho è quella di lavorare per una realtà professionale ed organizzata. Abbiamo squadre con giocatori dai 6 ai 16 anni. I numeri sono importanti con quasi 600 iscritti nella nostra scuola calcio, rappresentando di fatto una delle realtà più importanti della città.
Abbiamo due centri per gli allenamenti e lo staff dei mister è composto da 13 allenatori più un responsabile tecnico.
Le squadre svolgono tra i 3 ed i 2 allenamenti settimanali più la partita. Nei weed end offriamo inoltre un servizio aggiuntivo alle famiglie, con la possibilità per chi non gioca nei nostri team di svolgere un allenamento tecnico-ricreativo con l’academy. Questo è un modo per attirare nuovi ragazzini alla pratica e offrire un primo approccio alla disciplina.
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Quale è la filosofia che cercate di trasmettere tramite un marchio importante come quello del Real Madrid?
La metodologia che utilizziamo è quella tipica del calcio spagnolo. Quindi cerchiamo di proporre un calcio propositivo, sviluppando il gioco fin dalla costruzione, riducendo al minimo i tempi morti all’ interno degli allenamenti. A noi allenatori viene comunque lasciato un certo grado di libertà, pur rispettando le linee guida tracciate dalla società. In questo senso abbiamo un responsabile tecnico che ci fornisce formazione ed indicazioni utili a lavorare in una certa maniera.
Com’ è organizzato il campionato locale rivolto alle giovanili?
A Singapore si possono trovare tre tipi di realtà calcistiche rivolte ai giovani: le academy internazionali come la nostra, le scuole ed alcune realtà professionistiche.
Noi svolgiamo un campionato dove affrontiamo principalmente le academy internazionali legate ai club europei, che aprono scuole calcio qui: Barcellona, Chelsea, Sporting Lisbona tra le altre. Ogni annata è composta da 3, 4 o 5 gironi, di livello differente. Si gioca da agosto a giugno. Dopo il girone che potremmo definire di andata, le prime due e le ultime due di ogni girone vengono promosse o retrocesse, in modo da riequilibrare maggiormente il livello nella seconda parte della stagione.
Oltre al campionato locale ci capita di svolgere talvolta dei tornei internazionali. Negli anni abbiamo avuto esperienze in Vietnam, Thailandia ed in Europa, in Spagna.

Com’è il livello locale?
Il livello è mediamente più basso del calcio giovanile europeo, anche se comunque nelle divisioni più elevate trovi delle buone formazioni. I ragazzi sono comunque disponibili ed educati. Devo dirti che qui i ragazzini vengono tutti o quasi da famiglie benestanti. A volte percepisci che gli stimoli per arrivare non sono così elevati. Vi è anche un clima di tipo tropicale che inevitabilmente influenza anche le sedute e di conseguenza le prestazioni.
Com’è stato l’impatto con Singapore?
Ormai sono qui da 6 anni e quindi un bilancio generale l’ho fatto. Il paese è bellissimo e talvolta sembra veramente di vivere in un’isola felice. Tutto funziona alla grande: i servizi, i trasporti, la pulizia. Il costo della vita è alto, ma comunque proporzionato agli stipendi.

Che consiglio daresti a chi vorrebbe svolgere un’esperienza come la tua?
Innanzitutto per poter lavorare in paesi esteri, soprattutto non europei, come può essere Singapore è necessaria la laurea per ottenere il visto di lavoro ed un titolo che può essere il patentino UEFA B o C.
Poi è chiaro che serve essere pronti a cogliere un’opportunità, tramite il curriculum e la propria formazione. Infine oltre alle offerte che possono arrivare navigando in Internet, talvolta è inutile negarlo, un piccolo contatto ci vuole, una conoscenza che possa mediare inizialmente tra noi e l’ipotetica realtà che sta cercando un allenatore.
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