Dinamo Bucarest, Al-Nassr, Al-Ahli: Antonello Brambilla si racconta a Viaggio Calcistico

L’attuale preparatore portieri del Cagliari, nello staff di Zenga, ci racconta i viaggi della sua carriera.

Miglior preparatore portieri della Serie A nella stagione 2018/2019.

Miglior preparatore portieri della Serie B nella stagione 2013/2014.

Ha allenato, tra gli altri, durante la sua carriera, portieri del calibro di Marchetti, Cragno, Sirigu, Lobont e Viviano.

Da 23 anni tra i professionisti

Vice-presidente dell’Associazione Italiana Preparatori Portieri (APPORT).

É con piacere che Viaggio Calcistico racconta la storia di Antonello Brambilla, attuale preparatore portieri della prima squadra del Cagliari, nello staff di Walter Zenga.

Brambilla ha lavorato alla Dinamo Bucarest nella stagione 2007/08, al Al-Nassr in Arabia Saudita nel 2010/11 e in Qatar all’ Al-Ahli la stagione successiva.

Mister, hai una carriera di primissimo livello alle spalle, ci racconti dei tuoi inizi?

La mia carriera da preparatore dei portieri inizia quando ancora avevo vent’anni e frequentavo l’ISEF. Ai tempi, in corso con me, vi erano due giocatori del ProLissone in Eccellenza lombarda.

Il mister della prima squadra di allora stava cercando un preparatore, ed io, che ad essere onesto avevo compreso che da giocatore avrei fatto fatica a fare una carriera di un certo tipo, accettai immediatamente. Dopo due anni il mister si accasò all’Albinese in Serie C2 e lo seguì. Da lì a poco la società si fuse con il Leffe, dando vita all’Albinoleffe. A Bergamo rimasi per 10 anni totali: 2 campionati di C2, 4 di C1 e 4 anni di Serie B. Durante quegli anni ebbi il piacere di lavorare con mister di primissimo livello tra cui Mondonico e Gustinetti, allenando portieri che poi esplosero: Marchetti, Acerbis e Coser.

Dopo Bergamo come si evolve la tua carriera?

Durante la stagione 2007/2008 conobbi Walter Zenga che mi volle nel suo staff per la mia prima esperienza all’estero: alla Dinamo Bucarest, dove il portiere titolare era Lobont, che ha giocato anche nella Roma e nella Fiorentina.

Dopo la stagione in Romania andai al Palermo dove allenai Rubinho e Sirigu.

L’anno successivo sempre con Zenga andai al Al-Nassr in Arabia Saudita e la stagione successiva all’ Al-Ahli in Qatar.

Dopo la parentesi estera tornai in Italia al Trapani. In Sicilia rimasi tre anni. Fu un ciclo intenso e ricco di soddisfazioni. In quelle stagioni lavorai con Boscaglia prima e Cosmi poi. Inoltre nella stagione 2013/14 vinsi il premio come miglior preparatore portieri della Serie B e nella stagione successiva arrivai al secondo posto. Negli ultimi anni ho lavorato alla Sampdoria allenando Viviano, Brignoli e Puggioni, fino ad accasarmi al Cagliari. Questo è il quarto anno nella società sarda, dove tuttora alleno in prima squadra. Un’altra grande soddisfazione è arrivata l’anno scorso, dove allenando due portieri di primissimo livello come Cragno e Rafael ho vinto il premio come miglior preparatore portieri della Serie A.

Una carriera importante partendo dai dilettanti: che cosa ha fatto la differenza per arrivare ai massimi livelli?

Chi ha le qualità per fare una carriera da portiere importante, spesso trova delle possibilità in prime squadre di alto livello molto velocemente. Per chi, come me parte dal basso, diventa fondamentale la gavetta. Il crescere costantemente, le conoscenze da acquisire giorno dopo giorno, lo studio e le idee. La mia stessa metodologia è cambiata molto negli anni, si è evoluta. I 10 anni all’Albinoleffe in questo senso sono stati una grande palestra. Da lì sono arrivati anche dei riconoscimenti che mi hanno dato forza. L’aver vinto dei campionati e magari l’aver lanciato numeri uno importanti, hanno dato la convinzione a me ed agli altri che la strada che stavo percorrendo era quella giusta.

La tua prima esperienza all’estero è in Romania, alla Dinamo Bucarest…

È stata la mia prima esperienza fuori dall’Italia ed ho dovuto affrontare dei cambiamenti. L’uso dell’inglese, i grandi spostamenti, la quotidianità differente. In questo senso ho percepito ancora maggiore unione nei confronti dello staff di lavoro che in queste situazioni diventa un po’ la tua seconda famiglia.

L’ambiente della Dinamo è molto caldo, c’è una fortissima passione, oltre che ovviamente pressione.

Stiamo parlando di uno dei club più titolati della Romania, avendo vinto 18 campionati rumeni, 13 Coppe di Romania, 2 Supercoppe rumene e una Coppa di Lega.

Qui allenavo Bogdan Lobont: un grandissimo professionista, con un passato importante all’ Ajax, un portiere esperto ed ai tempi titolare della nazionale rumena.

Stagione 2010/2011 sei in Arabia Saudita, all’ Al-Nassr. Come è stato l’impatto con il paese arabo?

Chiaramente tutta un’altra esperienza rispetto alla Romania. Una cultura diversa, con dei ritmi fortemente legati alla religione. La preghiera scandisce le giornate condizionando regole ed orari. I negozi stessi in tal senso regolano gli orari di apertura e chiusura in base alle preghiere.

In Arabia Saudita vi è comunque una fortissima passione. L’Al-Nassr è uno dei club più titolati e sostenuti del paese con 9 campionati nazionali vinti. Il tifo era molto passionale, con sempre tanta gente agli allenamenti ed anche lo stadio durante le gare era pieno.

L’ultima tua esperienza all’estero all’ Al-Ahli nel 2011/12. Che campionato hai trovato in Qatar?

La percezione che ho avuto era di un calcio meno passionale rispetto ad esempio all’Arabia Saudita. Vi erano 12 squadre della stessa città con pochi tifosi che andavano allo stadio. La qualità della vita in Qatar è ottima, ma probabilmente, almeno quando ho fatto quella esperienza, erano ancora lontani dagli standard professionistici come possiamo essere abituati in occidente.

Il vantaggio di fare calcio nei paesi arabi? Difficilmente riesci a leggere i giornali o i siti web, e questo per noi professionisti talvolta può essere un bene…. (ride…)

Che differenze hai notato nei portieri rispetto a quelli italiani?

Alla Dinamo Bucarest come accennato allenavo un portiere di grande livello, di conseguenza non ho riscontrato differenze particolari. In Arabia Saudita ed in Qatar invece vi è una qualità diversa, sia da un punto di vista fisico che tecnico. I portieri hanno voglia di migliorarsi ma sono comunque ancora lontani da quegli standard che li permetterebbero di eccellere anche in Europa.

Hai notato differenze particolari nell’approccio alle partite nei paesi arabi?

La differenza principale stava soprattutto nell’alimentazione e nel modo di affrontare il giorno della gara. In Italia in tal senso siamo abituati ad una sorta di rituale per avvicinarci al match. La rifinitura, il ritiro pre-gara, l’ultimo pasto prima della partita con pasta in bianco. Sia in Arabia Saudita che in Qatar ho notato che vivono la gara con meno pressione. Il pre-partita viene vissuto come un giorno normale. Non tutti fanno il ritiro ad esempio. Ed anche in questi casi occorre dare la possibilità ai giocatori di pregare.

Mister, oltre ad essere un grande professionista sei anche vice-presidente di APPORT. Com’ è la situazione portieri in questo momento in Italia?

In generale il livello è alto, i preparatori e di riflesso i portieri sono molto preparati. In tal senso siamo molto soddisfatti come associazione in quanto negli anni abbiamo ottenuto delle importanti vittorie. Ad esempio l’aver ottenuto un riconoscimento ufficiale e l’aver favorito la realizzazione di corsi federali che rilasciano il patentino da preparatore sia per i dilettanti che per i professionisti.

Recentemente è uscito anche il tuo libro: Papere e Miracoli.

Esatto. Il presupposto che sta alla base di questo lavoro è che prima di utilizzare qualsiasi tecnica di parata o di svolgere una qualsiasi azione tattica o fisica, il nostro portiere deve essere in grado di riconoscere ciò che sta succedendo in campo, capendo le intenzioni degli avversari e lo sviluppo del gioco.

Il libro propone un lavoro basato sul sistema specchio , coinvolgendolo nell’apprendimento della motricità. Si trattano temi come la capacità di visualizzare le situazioni di gioco, imparando anche attraverso l’osservazione del compagno e dell’avversario.

Clicca qui per il link al libro di Antonello Brambilla