Allenare in Australia: quali possibilità?

Un passato nel mondo bancario italiano. Un viaggio verso l’ignoto. I primi tempi duri. E poi grazie a costanza, determinazione e capacità nel farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, l’ascesa nel calcio professionistico Australiano.
La storia che vi raccontiamo oggi è quella di Luca Balestrazzi, 33 anni a settembre, di Bazzano, paese in provincia di Bologna, che dal 2013 vive in Australia. Da settembre 2019 fa parte dello staff tecnico del settore giovanile del Brisbane Roar FC, società di A-League.

Luca, da dove inizia il tuo percorso?

In Italia lavoravo in banca, avevo giocato a livello giovanile ma non ero mai stato allenatore. In
Australia arrivai nel settembre 2013. Ero stanco della realtà italiana, soprattutto di alcune dinamiche a livello di mentalità. Sia chiaro. Sono orgoglioso al 100% di essere italiano ma avevo voglia di confrontarmi con una nuova sfida, una nuova esperienza di vita. La mia prima città fu Sydney. Ero passato dal lavorare in banca a fare il lavapiatti. Inoltre decisi di investire praticamente tutti i miei risparmi in un corso di inglese avanzato. Fu una scommessa.

Come sei diventato allenatore in Australia?

Mi avvicinai al ruolo tramite una persona che ringrazierò sempre: Andrea Icardi, ex giocatore professionista, responsabile della Milan Academy a Sydney. Nel 2014 mi propose di affiancare qualche allenatore all’interno del programma. Quelle che proponevo all’inizio erano sedute abbastanza, diciamo, “basiche”. Ebbi tuttavia la fortuna di lavorare con allenatori di alto livello che mi permisero di formarmi. Cercai di rompere le scatole il più possibile e rubare competenze e consigli da loro. Inoltre in quel periodo acquisii anche la qualifica di allenatore: la C license, riconosciuta dalla federazione australiana.

Come prosegue il tuo percorso in Australia?

Ogni italiano o in generale straniero che vive o ha viaggiato in Australia lo sa: un grande, grandissimo ostacolo è ottenere la PR, permanent resident. Io nel 2015 stavo cercando una strada per poter rimanere. Ed a volte succede che il destino si prende letteralmente cura di te, favorendo coincidenze inaspettate. E’ il Natale del 2015 ed una mamma di un ragazzino che allenavo mi chiede se sono disponibile a svolgere una seduta individuale per il figlio. Accetto senza troppe pretese. Tuttavia succede che a fine seduta i genitori mi pagano con un compenso veramente importante per il tempo che avevo speso. Mi si apre un mondo: inizio a svolgere una ricerca di mercato per il football private coaching. Valuto competitors e proposte. Mi butto. Costruisco una pagina web ed il mio progetto: Your Own Football Coach. Tramite il passaparola riuscii ad attirare velocemente una decina di ragazzini che allenavo nel week end. Pensa che con loro, in un fine settimana guadagnavo quello che prendevo precedentemente in un mese.

É uscito il mio libro:

L’ALLENATORE NEL DRAGONE: STORIA DI UN ALLENATORE IN CINA

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E poi, a proposito di coincidenze da lì il tuo impegno da allenatore spicca letteralmente il volo…

Il padre di uno dei ragazzini che allenavo faceva parte del Board di un community club. Mi chiese di allenare una squadra di U10. Da li a poco da quella squadra riuscii a convincere i vertici del Club per formare una vera e propria Academy: la Narrabeen FC Academy. In poco tempo riuscimmo a strutturare un settore giovanile con 22 squadre e 6 allenatori, tutti Europei. Nel frattempo iniziai a collaborare per una squadra professionistica australiana: il Central Coast Mariners.

Mi ritrovai in breve tempo a vivere completamente ed intensamente di solo calcio, tra sedute individuali, l’Academy ed anche qualche ora all’interno di programmi calcistici nel settore scolastico, sia pubblico che privato. Nel mentre frequentai anche gli altri livelli di certificazione per gli allenatori: il B e l’A license, quest’ultimo riconosciuto a livello Asiatico.

Nel 2017 un’altra svolta: l’approdo al Brisbane City FC

Esatto. Venni contattato dopo aver svolto un torneo a Brisbane. Il club era stato fondato da immigrati italiani nel 1952, giunti qui dopo la guerra (infatti il club ha lo stemma del tricolore). Stavano cercando una figura part-time, con possibilità di compiere un percorso nel loro Club. A fine 2017 lasciai tutto e mi trasferii a Brisbane.
Iniziai con i più grandi gli under 18 e gli under 20, dove svolgemmo un ciclo biennale importante, con tanti ragazzi passati in prima squadra e vincendo il campionato, sia nel 2018 che nel 2019.
Da lì venni contattato dal Brisbane Roar FC, squadra di A-League, dove da settembre 2019 gestisco il settore giovanile.

Quale è il tuo ruolo al Brisbane Roar FC?

Sono assistent coach dell’U19 ed appunto gestisco l’Academy da un punto di vista organizzativo,
logistico e tecnico.

Come è organizzata l’Academy?

Il Brisbane Roar FC è l’unica società di A-League dello stato del Queensland. Il settore giovanile inizia dagli U13 dove l’obiettivo è selezionare i migliori ragazzi del territorio. In questi pochi mesi di nuova gestione abbiamo cercato di migliorare la qualità partendo dalla selezione e dall’ottimizzazione della proposta tecnica.
Siamo riusciti a creare dei centri che seguiamo in modo da poter innalzare la qualità della selezione, ricoprendo le regioni principali attorno a Brisbane.
Qui inoltre una grande difficoltà è rappresentata dalle enormi distanze. In questo senso abbiamo stretto delle collaborazioni importanti con alcune scuole della città, in modo che i ragazzi che vivono distanti possano ottenere delle borse di studio, frequentare gli istituti locali e giocare da noi in una società professionistica: un percorso a 360° che possa incidere positivamente sulla crescita del ragazzo e supportare le loro famiglie.

Oltre all’aspetto amministrativo, come sei intervenuto per migliorare l’Academy del club?

Abbiamo avviato una serie di progetti: sessioni individuali, scuola calcio, clinics durante i break scolastici, incorporato un programma di Futsal. Tutta una serie di progetti che possano offrire una formazione importante ai giovani calciatori ed ai loro allenatori.

Come sta il calcio australiano giovanile?

Qui vi è un potenziale immenso, con grandi numeri e partecipazione soprattutto dei più giovani. Anche la qualità in generale è discreta, con un livello che si sta costantemente alzando. Ora con la coppa del Mondo Femminile nel 2023 assegnata ad Australia e Nuova Zelanda, tutti speriamo in una crescita del movimento nel suo intero.
Se posso indicare un difetto? La mentalità. Il bambino australiano medio arriva da famiglie benestanti, dallo stile di vita tranquillo. Probabilmente manca un po’ “la strada” e quella fame, quella cattiveria che poi per arrivare a certi livelli fa la differenza. Ecco che qualche giovane di qualità c’è che potrebbe fare molto bene in Europa, ma spesso quando arrivano nel vecchio continente succede che un po’ si perdono, mentalmente peccano di aggressività e di resilienza. Magari si arrendono alle prime difficoltà e spesso dopo tre mesi tornano a casa.

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