Come lavorare per la federazione calcistica canadese allenando i portieri

Da un club di Montreal fino ad arrivare ad un passo dal giocarsi le Olimpiadi di Tokyo con la nazionale canadese. E’ il sogno ad occhi aperti di Giuseppe Marino. Preparatore dei portieri italiano, in Canada dal 1994 ed attualmente impegnato con la Federazione Calcio del Quebec ed a contratto in base al numero di ritiri con la federazione canadese.

Viaggio Calcistico lo ha contattato per farsi raccontare la sua storia.

Giuseppe, raccontaci le tue origini…

Sono siciliano d’origine ma romano d’adozione. Nel 1974 infatti la mia famiglia si trasferì a Colleferro a Roma, dove sono cresciuto. In Italia, dopo aver fatto la trafila nelle giovanili, giocai tra Eccellenza e Promozione, sempre come portiere.

Nel 1994 arrivò una prima svolta: un viaggio di un paio di mesi in Canada. Durante quell’esperienza conobbi mia moglie e decisi di trasferirmi nello stato nord-americano.

Come è stato il tuo approccio con il calcio canadese?

Per almeno un decennio continuai a giocare ed a parare nei campionati amatoriali elitè canadesi. Arrivai qui a 25 anni ed appesi i guanti al chiodo a 37. Una volta smesso volevo tentare la cavalcata da preparatore dei numeri 1.

Iniziai a frequentare corsi di formazione, ottenere le licenze e a lavorare con i bimbi: U10-9-8 del San Leonard, a Montreal, un club di puro settore giovanile, fondato da figli di immigrati italiani.

Come è proseguito il tuo percorso nel calcio giovanile canadese?

Il calcio giovanile prevede dei raggruppamenti a livello distrettuale, che fondamentalmente convocano i migliori ragazzi di un certo territorio. Il primo step del mio percorso fu quello di lavorare appunto per la regione/distretto del Bourassa, nello stato del Quebec. Allenavo i migliori giovani portieri del territorio, U15-U13.

Lo step successivo arrivò nel 2011. Divenni responsabile portieri nel centro tecnico federale per lo stato/provincia del Quebec, oltre che svolgere i corsi di formazione per i preparatori portieri canadesi. Da lì fu una vera e propria scalata.

Raccontaci…

Da lì a un anno mi ritrovai ad allenare i portieri della Nazionale Under 20. Giocammo le qualificazioni ai Mondiali U20 di categoria, dove uscimmo in semifinale con gli Stati Uniti. Fu un’esperienza internazionale incredibile. Fino all’anno scorso ho continuato poi ad allenare i portieri U20-U16 e U15 per le nazionali canadesi. Ho girato il mondo. Bellissimo.

Nel 2019 seguivo i ragazzi della Nazionale olimpica canadese, quella che avrebbe dovuto giocare le Olimpiadi di Tokyo, che purtroppo non sono state svolte, ahimè sappiamo tutti bene il perché…

Ed in più ti occupi di formazione…

Esatto. Sono responsabile dei programmi per formare i preparatori portieri del Quebec e dare loro le licenze federali tramite i corsi.

Com’è il livello del calcio canadese?

In evoluzione. A livello tecnico/organizzativo si guarda molto all’Europa. La nuova generazione sta crescendo molto a livello di competenze sia tecniche che legate al marketing ed alla mentalità. Qui lo sport nazionale è ancora l’hockey ma negli ultimi 10 anni il calcio ha avuto un vero e proprio boom. Vi sono 650 mila iscritti ed oltre 1000 società solo in Quebec.

Le strutture sono impressionanti, soprattutto quelle al coperto.

Dove deve migliorare il calcio canadese? Per certi versi nella mentalità calcistica. Spesso nei settori giovanili ai ragazzini manca l’approccio corretto a questo mondo. Arrivano agli allenamenti poco prima dell’inizio, già vestiti, non hanno la cultura di farsi la doccia dopo l’attività. Spesso può capitare che sono i genitori i coach di qualche squadra giovanile. Ma ripeto si sta iniziando ad investire anche sugli allenatori.

É uscito il mio libro:

L’ALLENATORE NEL DRAGONE: STORIA DI UN ALLENATORE IN CINA

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Come sono organizzati i campionati?

Abbiamo tre club professionisti di Major League Soccer che giocano con i club statunitensi: Montreal Impact, Toronto e Vancouver Whitecaps.

Vi è poi la Canadian Premier League di carattere semi-professionistico. La prima edizione di questo campionato si è disputata solo 2 anni fa, con 8 squadre partecipanti.

In Canada non esistono i campionati dilettanti come li intendiamo in Europa, ma da qualche anno è stato introdotta la Premiere Ligue de soccer du Quebec (PLSQ) che rappresenta un po’ il terzo scalino del livello federale canadese.

Gli adulti che vogliono praticare calcio lo fanno quindi principalmente a livello amatoriale.

Come è organizzato il tuo lavoro con i portieri?

5 giorni a settimana sono al centro tecnico federale. Sto cercando di portare in Canada l’approccio metodologico della scuola italiana, lavorando per lo sviluppo tecnico, tattico, fisico e mentale dei ragazzi.

Le progressioni vanno dall’analitico al globale, adattando il tutto alle caratteristiche ed all’età dei ragazzi. In questo senso ho avuto due grandi maestri: Luca Bucci e Mario Capece (rispettivamente preparatori portieri di Bologna e Partizan Tirana ndr) che mi hanno influenzato e dai quali ho appreso molto tramite il confronto. Mario Capece in questo senso è stato fondamentale per la mia crescita. Ancora nel 2008 quando lui era alla Canavese abbiamo avuto la possibilità di incontrarci più volte qui in Canada. Abbiamo potuto condividere un lavoro allargando i propri confini. Rappresenta un esempio di allenatore che dovrebbe essere preso in forte considerazione, proprio per le sue conoscenze e capacità e per me rappresenta un vero punto di riferimento. In questo senso cerco di condividere un percorso con i preparatori canadesi, mettendo al centro di tutto il dialogo e la crescita reciproca costante.

C’è qualche portiere già pronto per l’Europa?

In Italia abbiamo già due ragazzi. Sebastian Breza al Bologna e Axel Desjardins allo Spezia. Sono due esempi partiti da qui qualche anno fa e che possono rappresentare dei punti di riferimento per i ragazzi canadesi. Qualche ragazzo canadese nei campionati professionistici europei c’è, sintomo che con applicazione ed impegno anche i giocatori nord-americani possono affrontare un percorso che li possa portare a diventare giocatori importanti e professionisti nel vecchio continente.

Come ti trovi fuori dal campo?

Montreal è una città estremamente europea. Vi sono tanti figli di immigrati provenienti dall’Italia. Pensa che in qualche supermercato si parla italiano, con un attaccamento verso le proprie origini importante. All’inizio ci ho messo un po’ ad adattarmi allo stile di vita locale, ma qui sto benissimo. Il Canada mi ha dato molto soprattutto in termini di opportunità.

Ci sono possibilità per i mister italiani?

La ricerca di mister, soprattutto di qualità è costante. Tuttavia almeno all’inizio è difficile poter vivere solo di questo, facendo l’allenatore a tempo pieno. Si parla semmai di rimborsi spese. Inoltre se non vi è conflitto di interesse un allenatore può lavorare per più società contemporaneamente. Insomma le opportunità possono esserci, a patto chiaramente di calarsi correttamente nel contesto locale.

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L’ALLENATORE NEL DRAGONE: STORIA DI UN ALLENATORE IN CINA

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